lunedì, 13 maggio 2024
INTERVIEW

BRUNO CONTI “Un gioco da ragazzi. Dalla Roma alla Nazionale” intervista all’autore Giammarco Menga

A tu per tu con Giammarco Menga, giornalista ed autore di “BRUNO CONTI. Un gioco da ragazzi. Dalla Roma alla Nazionale”. Un’intervista per capire il campione e l’uomo Bruno Conti.

Nel vasto panorama del calcio italiano, ci sono figure che vanno ben oltre il terreno di gioco, trasformandosi in vere e proprie icone. Uno di questi indiscussi campioni è Bruno Conti, il mago della fascia che ha incantato gli appassionati di calcio della Roma, e non solo, per anni.

L’intervista promette di essere un viaggio emozionante nel passato e nel presente di Bruno Conti, svelando il lato umano di un campione unico. Menga, con la sua profonda conoscenza del mondo calcistico, ci guiderà attraverso gli anni d’oro di Conti, dalle gesta nella Roma alla conquista della Nazionale italiana. Ma non solo: ci immergeremo anche nelle sfide personali di Bruno Conti, scoprendo cosa ha reso questo uomo un’icona non solo dello sport, ma della vita stessa.

Preparatevi a un’avvincente conversazione che getta luce su un capitolo indelebile della storia calcistica italiana, attraverso gli occhi e le parole di chi ha dedicato tempo ed energia a svelare i segreti di un vero “gioco da ragazzi”.

Bruno Conti con Giammarco Menga. Come nasce l’ idea di realizzare e scrivere questo libro?

Era la primavera del 2021 e da tempo cercavo la storia giusta e il personaggio adatto per mettermi alla prova con l’autobiografia di un grande sportivo. Pensai che nel 2022 ci sarebbe stato il 40esimo anniversario del Mondiale vinto in Spagna dalla Nazionale italiana di calcio nel 1982.

Spulciando tra i nomi della rosa di quella mitica Italia, notai che uno dei protagonisti indiscussi, Bruno Conti, non aveva ancora mai scritto un libro sulla sua vita.

Da lì nacque l’idea di contattarlo e di convincerlo. Non fu facile, ma il giorno che mi disse di sì non lo scorderò mai.

L’obiettivo che ci siamo posti è stato quello di raccontare l’uomo, i sacrifici e i valori di un tempo. D’altronde di Bruno Conti calciatore si sapeva già tutto…

“Il mio calcio di una volta”. Quanto è cambiato il calcio dall’ epoca di Bruno Conti? La distanza è stata creata solo dal business o c’è altro? 

Con Bruno ne parliamo spesso. Il calcio di un tempo era lo specchio di una società diversa da quella di oggi. Meno apparenza e più sostanza. C’erano i valori del sacrificio e della famiglia, beni inestimabili.

I campi in polvere, le fettuccine di mamma Secondina per il pranzo della domenica, ma soprattutto non c’era il “tutto e subito” che oggi, spesso, non permette ai giovani di godersi il percorso di crescita, andando a caccia del risultato a tutti i costi e il prima possibile.

Il titolo del libro, “Un gioco da ragazzi”, vuole richiamare questo concetto che è un po’ l’anima dell’opera. Il calcio di una volta quando era appunto un gioco da ragazzi.

Cosa ha rappresentato e rappresenta Bruno Conti per il calcio italiano?

La festa che la Roma gli ha recentemente dedicato per i 50 anni in giallorosso come calciatore prima e come dirigente poi dimostra che è una leggenda vivente del calcio.

Non lo dico per l’amicizia che mi lega a Bruno, ma per le innumerevoli volte in cui sono stato testimone silenzioso degli attestati di stima e di affetto dei tifosi di tutta Italia, da Nord a Sud. Per strada, alla stazione, fuori da un ristorante, a margine di un evento insieme.

La cosa incredibile è la varietà di età. Non solo persone della sua generazione, ma anche giovani e giovanissimi che hanno ascoltato e immaginato le sue gesta tramite i racconti dei genitori o dei nonni. “Durare” nella memoria della gente per così tanti anni è davvero qualcosa di incredibile. Vuol dire che hai colpito il cuore degli italiani.

Il campione lo conosciamo, vogliamo approfondire la persona che, come capita spesso per gli atleti di alto livello, viene sempre messa in seconda piano. Per te che lo conosci ed hai modo di averlo conosciuto ancor di più attraverso il libro. Che persona è Bruno Conti? 

Eravamo a Nettuno per il nostro primo giorno insieme durante il quale parlare dell’impostazione del libro. Sfogliammo gli album impolverati in bianco e nero, mangiammo dell’ottimo pesce e la giornata corse via in fretta.

Bene, quando arrivò il momento di tornare a Milano, Bruno mi disse: “Mi raccomando, appena arrivi a casa mandami un messaggio”. Ecco, esattamente come fa un nonno con il proprio nipote. Sembrava incredibile, considerando che era la prima volta che ci vedevamo di persona.

Questo è Bruno, uomo vero e dal cuore enorme. Ormai, dopo diversi anni, è per me di famiglia e sono onorato di essere potuto entrare in punta di piedi nella sua. Ha due figli eccezionali che a loro volta hanno costruito due famiglie solide e dai sani valori.

I nipoti nutrono un amore straordinario verso nonno Bruno e nonna Laura e due di loro, Bruno Jr e Manuel, stanno seguendo anche le sue orme nel calcio. Senza pressioni, però, come è giusto che sia…

Per concludere, ti chiediamo tre passaggi del libro al quale sei particolarmente legato. 

Il primo aneddoto a cui sono più legato riguarda il primo periodo di Bruno calciatore. La sua ridotta statura sembrava che potesse impedirgli di spiccare il volo. Bruno mi raccontò di quando l’allenatore lo costringeva ad appendersi alla traversa con la speranza che si “allungasse”.

Evidentemente non servì a molto, ma per fortuna la storia del calcio ha dimostrato che l’altezza non è tutto se si ha talento da vendere. Gli altri due aneddoti riguardano il Mondiale e il rapporto di Bruno con il commissario tecnico Enzo Bearzot.

Durante il ritiro in Spagna, insieme ad alcuni compagni della Nazionale, decise di fare uno scherzo al mister, buttandolo in piscina e sempre con Bearzot, Bruno festeggiò la prima notte da campione del mondo, divorando un quantitativo spropositato di noccioline.

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