INTERVISTA ESCLUSIVA A ZORAN LJUBISIC EX GIOCATORE DI “CAMPIONI-IL SOGNO”: PASSIONE ALLO STATO PURO

In molti lo ricordano per l’esperienza di Cervia al programma “Campioni”. Lui ovviamente non la rinnega, un momento della sua vita e della sua carriera sicuramente importante. Ma lo scopo e l’obiettivo de Il supporter è sempre quello di raccontare tutto ciò che c’è dietro alla persona, allo sportivo. Dall’esordio con l’Under 21 della Bosnia, passando per la carriera da calciatore, l’amichevole contro il Milan e l’attualità da allenatore. L’intervista esclusiva a Zoran Ljubisic.
Innanzitutto raccontaci qual è stata, prima la tua carriera da calciatore e poi oggi quella di allenatore.
Come avevi già letto ho iniziato a giocare nel Borac Banja Luka (attualmente Bosnia & Herzegovina) all’ età di 5 anni. Borac militava nella serie A della ex Yugoslavia e quindi ho avuto la fortuna di vedere tutti gli calciatori più forti della ex Yugoslavia a partire da Boban, Savicevic, Prosinecki, Suker, Stojkovic e tanti altri. Attualmente alleno a Rosà gli Under 17 Allievi Elite Girone B (Veneto) . Questo è il terzo anno che alleno, altri due anni li ho fatti alla Luparense Under 16 e Under 17. Ho smesso di giocare prima per il mio ginocchio ma soprattutto perché negli ultimi anni che giocavo vedevo più le cose da allenatore che da giocatore e ho deciso di mettermi in discussione! Nel 2014 ho preso il diploma di UEFA B e tra poco prenderò parte al corso UEFA A per prendere il diploma da allenatore professionista.
Partiamo dall’attualità. Si parla spesso del calcio giovanile italiano in crisi, dell’esasperazione in campo e fuori, della ricerca del risultato a tutti i costi. Ti chiediamo quindi che tipo di allenatore sei e sopratutto quali sono le qualità principali che deve possedere un tecnico oggi?
Purtroppo la ricerca e l’esasperazione del risultato sono i maggiori colpevoli della non crescita dei ragazzi. Noi Mister dobbiamo lavorare per i migliorare i nostri calciatori dandogli e trasmettendogli sicurezza, coraggio, personalità, conoscenze, idee, spirito di iniziativa, passione, piacere di giocare a calcio, trovare quella sensazione di sicurezza mentre giocano, sacrifico, lavoro, l’importanza del gruppo/squadra, superare le difficoltà insieme. Ho visto centinaia di allenamenti di squadre professionistiche e non. Osservavo proprio la settimana tipo sino alla partita proprio per vedere se i calciatori giocavano come si allenavano. Risultato: minima difficoltà e si calcia lungo!! Mi spiego meglio: in allenamento la maggior parte del tempo era dedicata ai possessi palla, giochi di posizione, situazioni e costruzione dal basso, 10 vs 0, 10 vs 10 contrapposti come l’avversario, obbligo palla a terra e poi in partita anche in superiorità numerica alla minima pressione dell’avversario un bel calcio del portiere di 60 metri. Allora mi chiedo perchèéallenare in un modo e poi la partita viene interpretata in un altro, semplice…Paura di sbagliare e ricerca del risultato a tutti i costi! Io voglio che i miei giocatori amino la palla, devono volerla sempre e che si arrabbino se non gli viene data.
Da 1 a 10 quanto è difficile insegnare ai bambini/ragazzi e perché?
I bambini/ragazzi/adulti percepiscono quello che vogliamo trasmettere a loro, valutano, pesano le nostre conoscenze e le idee. Soprattutto sentono la nostra passione. Dai più piccoli ai più grandi devono essere allenate da persone preparate, selezionate e scelte per i loro percorsi e non per il “sento dire”. Credo che i dirigenti, direttori sportivi, responsabili dei settori giovanili a tutti i livelli devono assolutamente scegliere bene il proprio allenatore andandolo a vedere negli allenamenti, nelle partite, per capire come si pone con i giocatori, come lavora in campo, se la sua squadra gioca come si allena. Insomma, lo stesso processo che viene effettuato sui calciatori.
Vogliamo ripercorrere la tua carriera. Alcuni aspetti ci hanno colpito come l’esordio in Nazionale Under 21 della Bosnia Herzegovina o quando facevi il raccattapalle di idoli come Davor Suker, Prosinecki e Savicevic. Noi cerchiamo di raccontare storie di sport, emozioni allora ti chiediamo quali sono i 5 ricordi più belli, più emozionanti, più importanti per te della carriera di calciatore?
Al primo posto sicuramente metto l’esordio in nazionale Under 21: giocare e ascoltare l’inno nazionale è qualcosa di speciale. Al secondo posto metto la vittoria della Coppa della Bosnia & Herzegovina giocata nello stadio Kosevo a Sarajevo: mi ricordo ancora che abbiamo fatto il giro della città con il pullman, non c’erano ancora i pullman scoperti (ride ndr). Quando scendevamo uno a uno la gente fuori ci prendeva in braccio portandoci in giro. Al terzo posto metto l’amichevole che abbiamo fatto contro il Milan quando ero a Cervia. Emozione indescrivibile, mi ricordo ancora prima della partita siamo finiti dentro lo spogliatoio del Milan a parlare di alcuni giocatori rossoneri tipo Nesta, Seedorf, Costacurta, Rui Costa..Mi fermo altrimenti mi prende una nostalgia pazzesca. Al quarto posto metto la salvezza ottenuta a Cornuda Crocetta in Eccelenza, quell’anno ho perso anche mio papà. Ricordo lo spareggio in campo neutro e la vittoria arrivata nei supplementari! Non potevo dare quel dispiacere al babbo che veniva sempre a vedere le partite. Al quinto posto metto la vittoria del campionato di Seconda Categoria nel 2014, giocavo con il Vallonara. Arrivati a pari punti primi anche qui spareggio in campo neutro: eravamo 1 a 1 e mancavano due/tre minuti per andare ai supplementari. Prendiamo un fallo sui 25 metri circa, prendo la palla in mano e faccio goal con una punizione stupenda. In tribuna c’erano anche mia moglie Manuela e mio figlio Filippo. Sono cose che, al di là della categoria, non puoi dimenticare.

Oggi sei un allenatore e sicuramente nel tuo modo di essere e allenare ci sarà qualche aspetto di tecnici che ti hanno allenato e formato. Tra tutti gli allenatori che hai avuto ricordi qualcuno in particolare che credi ti abbia insegnato o comunque che abbia inciso di più nel tuo modo di vivere e interpretare il calcio?
Faccio solo un nome perché mi ha trasmesso proprio il piacere di giocare a calcio anche se eravamo in Terza Categoria e poi abbiamo vinto il campionato. L’anno dopo siamo arrivati secondi in Seconda Categoria e abbiamo perso lo spareggio. Diceva sempre preferisco che abbiate il coraggio di fare le cose e anche di sbagliare piuttosto che non farle proprio. Per lui era la prima esperienza da allenatore dopo una pregevole carriera calcistica, da giocatore vederlo era uno spettacolo e abbiamo anche giocato insieme, io ero alle prime armi come la prima squadra in serie D a Giorgianna. Ci siamo trovati anche contro qualche volta. Parlo di Stefano Beghetto.

Magari sarai stufo ed è una domanda banale, ma ti chiediamo del Cervia. Che esperienza è stata? Come sei arrivato lì e cosa ti è rimasto dentro? Per molti ragazzi e adolescenti dell’epoca era davvero un programma speciale, perché probabilmente visto come il sogno di molti.
Cervia è stata una esperienza incredibile e l’ho fatta solo perché amo il calcio. Purtroppo per alcune cose si è rivelata un boomerang perché eravamo visti come personaggi di spettacolo. Ripeto io l’ho fatta perché amavo e amo ancora di più il gioco del calcio. Comunque avevo 24 anni e ho fatto anche io i miei sbagli, non sono un santo come non lo è nessuno, che forse rifarei ancora a quell’età e in quel contesto. L’importante è farne tesoro e fare in modo che non si ripetano. Mi è rimasto dentro sicuramente la parte calcistica perché veramente eravamo organizzati come una squadra di serie A e poi il rapporto e l’amicizia che si sono create con delle persone fantastiche. Era davvero un programma speciale e mi dispiace ancora di più perché gli autori non sono riusciti a trasmettere la passione e la bellezza di questo sport.
Con quali compagni sei rimasto in contatto?
Abbiamo un nostro gruppo Whatsapp e ci sentiamo spesso per farci gli auguri e come tanti altri gruppi si inoltra di tutto (ride ndr). Ogni tanto riusciamo a vederci tutti. Poco tempo fa sono andato a trovare Spagnoli (Presidente dell’Imolese) a Imola per visitare il suo centro sportivo e vedere l’allenamento della prima squadra, così ho visto anche Bertaccini, preparatore dei portieri dell’Imolese. Ha fatto un centro sportivo straordinario per quel contesto e ha già il progetto per fare lo stadio nuovo. Inoltre, spesso mi sento con Matteo Bondi.
Idoli e punti di riferimento. Nel calcio di oggi chi ti piace come calciatore e sopratutto come allenatore?
Nel calcio di oggi trovare un idolo non è proprio semplice, il mio comunque era il capitano Paolo Maldini. Se devo dire un nome come calciatore attuale è Thiago Silva, semplicità e personalità. Come allenatore su tutti Pep Guardiola, per me è il calcio. Poi mi piacciono molto Conte, Sarri, Gasperini e De Zerbi.

Concludiamo questa intervista chiedendoti cosa significa il calcio per te: cosa ti ha dato, cosa ti ha lasciato dentro, come ha inciso nella tua carriera!
Come ha inciso anche nella mia vita! I miei due migliori amici Alberto e Samuele li ho conosciuti tramite il calcio. Nel mio piccolo mi ha dato delle bellissime soddisfazioni e anche dispiaceri ( ho rotto il crociato anteriore due volte lo stesso ginocchio) che ti migliorano caratterialmente e ti rinforzano mentalmente. Mai mollare! Credo che nel calcio come negli altri sport i risultati non devono contare più di tanto. Dobbiamo ricordare le persone e il valore delle persone con cui siamo stati insieme, persone chi ci hanno regalato emozioni, sentimenti e la capacità di un gruppo di uscire dai momenti difficili. Queste sono cose indelebili. Il CALCIO è aria che respiro tutti i giorni.
Intervista a cura di valentino Cristofalo.