Una passione indelebile. Calcio&Tattoo l’intervista al tatuatore Alberto Marzari.
“Chi sa solo di calcio non sa niente di calcio”. Un aforisma, una frase, un concetto espresso da José Mourinho. Partiamo da qui, ci sembra un assist perfetto per fare la nostra premessa, per introdurre l’intervistato (nerazzurro doc) e per spiegare la nostra intuizione. Crediamo realmente che il calcio non sia solo una questione prettamente tecnica. Crediamo che allo stesso modo lo sport coinvolga culture, convenzioni e non convenzioni sociali. Siamo certi che i dettagli facciano la differenza, che se lanci un blog sportivo non puoi parlare solo di atleti ma di tutto il settore, compresi tifosi, addetti ai lavori, collaboratori, genitori e anche tatuatori. Si avete capito bene.
L’importante per noi è la passione e se unisce il calcio all’arte dei tattoo, beh noi ne siamo più che felici, convinti di poter raccontare una storia, un profilo sicuramente diverso e siam certi interessante. A voi la nostra chiacchierata con Alberto Marzari, tatuatore romano di adozione, cresciuto a Milano e nato a Trieste. Alla base una passione smodata per il calcio e per l’Inter in particolare.
Si dice spesso che se una persona trasforma la propria passione in un lavoro è come se non lavorasse. Nel tuo caso è veramente così? Come vivi il tuo lavoro?
Assolutamente, svegliarmi ogni giorno felice di andare in studio è una grande fortuna. La passione aiuta a convivere in maniera armoniosa con stress, fatiche e la frenesia della vita moderna, in più la possibilità di lavorare in differenti parti del Mondo, conoscere e confrontarmi con tante realtà differenti rende ancora più magico tutto questo. Forse, soltanto giocare a calcio come professionista sarebbe paragonabile al mio lavoro.
Tatuaggi e sport, in particolar modo calcio. Come nasce questa tua predisposizione? Qual è stato il tuo primo tatuaggio a tema sportivo? Raccontaci qualche dettaglio.
Il tatuaggio è da sempre legato alle sottoculture, tra cui quella dello stadio. Mi sono avvicinato a questo mondo tatuandomi la data di fondazione dell’Inter da quello che poi sarebbe diventato uno dei miei punti di riferimento nel tattoo, e inevitabilmente i primi tattoo sono stati a tema calcistico. Mi sono trasferito a Roma, come ho accennato prima, e conosciuto i miei maestri grazie allo storico gemellaggio tra Inter e Lazio e anche qua i tatuaggi calcistici sono all’ordine del giorno ed è sempre un piacere.
Ovviamente non siamo esperti del settore e allora ti chiediamo per entrare nel tuo mondo quali sono gli aspetti più difficili. Cosa ci vuole per essere un “bravo” tatuatore? Lo sappiamo è una domanda banale e proprio per questo te ne facciamo un’altra. Scudetti, giocatori, simboli, maglie. Abbiamo spulciato sui tuoi profili social e visto un pò di tuoi lavori. Anche in questo caso te lo chiediamo nel dettaglio, qual è la principale difficoltà nel riprodurre elementi del genere?
La mia fortuna è stata quella di fare una gavetta in uno studio importante come l’Eternal City dove i miei maestri sono stati punti di riferimento a 360°: artistico, tecnico ma soprattutto etico e umano. Trovare references al giorno d’oggi è molto semplice, basta uno smartphone ed una connessione ad internet: farle funzionare, creare empatia col cliente, dialogare con i colleghi è la parte più difficile, consiglio a tutto un apprendistato ed una gavetta senza fretta nè scorciatoie. Per quanto riguarda la seconda domanda, lo stile che mi riesce meglio è quello del microrealismo: qui la sfida è saper animare l’oggetto, che esso sia una maglia, una scarpa, uno scudetto. Il tatuaggio deve trasmettere un’emozione paragonabile a quella del tatuato che ha scelto di farselo.
Dalla passione dei tuoi clienti alle tue. Innanzitutto fai il tifo per qualche squadra in particolare? Oltre al calcio, segui qualche altro sport? Vogliamo conoscere non solo il tuo profilo professionale ma anche quello sportivo!
Come avrai capito l’Inter mi accompagna da quando sono piccolo e nel corso della mia gioventù l’ho seguita davvero in ogni dove, Cina, Russia, Islanda ed Emirati Arabi compresi. Non seguo altri sport anche se il tennis mi piace, e da vedere e da giocare: gioco come ala sinistra nell’ASD Montesacro 2008 con cui ora siamo impegnati nella finali nazionali di categoria. Il livello è amatoriale ma tra allenamenti e partite più di un cliente mi ha chiesto come faccio a conciliare l’attività di tatuatore con quella di calciatore. (risata, ndr)
Ancora Sport e Lavoro. Quali sono i tuoi idoli sportivi del passato e del presente? C’è qualcuno che ammiri come atleta oggi? La stessa domanda te la giriamo per il tuo settore. C’è qualche tatuare che per te è un riferimento, del quale ti piace lo stile? Motivaci le tue scelte, non basta citare il nome.
Uno su tutto Ronaldo, quello vero. Mi sono inguaribilmente innamorato dell’Inter e del calcio grazie a lui. Anche se sappiamo tutti come si è comportato scelgo lui, il primo amore di un bambino che sognava correndo dietro ad un pallone. Allo stesso tempo quando ho iniziato a tatuare 6 anni fa i miei tre idoli erano Daniele Caminati, Francesco Cuomo e Massimo Disegnello (in ordine rigorosamente alfabetico, sennò chi li sente, risata) che sono diventati poi i miei maestri e i miei compagni d’avventura oltre che essere tra i miei migliori amici, mi sento davvero privilegiato a riguardo.
Analizzando i tatuaggi degli sportivi, c’è qualcuno che ti piace o ti ha colpito in particolare?
Le possibilità degli sportivi sono infinite, quindi quello che fa la differenza è il gusto ed a riguardo l’esteta per eccellenza è David Beckham, un’icona di stile assoluta, anche nel tatuaggio.
Tra i tutti i tuoi lavori, ci fai la Top 3 dei tatuaggi al quale sei più legato oppure che ti hanno particolarmente soddisfatto?
Il primo è senza dubbio il ritratto dei miei occhi sull’avambraccio di mia mamma: all’epoca era per distacco il tatuaggio più bello e importante che avevo mai fatto, le cose fatte col cuore riescono sempre meglio, è proprio vero.
Il secondo è stata la mia prima sneaker, a chiedermela fu Jake La Furia che insistette tanto per averla in stile realistico in quanto a detta sua mi sarebbe riuscita alla grande, ancora non lo sapevo nemmeno io. (ride) Questo tattoo è stato un importante crocevia per la mia carriera, ho incrementato notevolmente i tattoo in questo stile intraprendendo la strada del microrealismo.
Al terzo posto metto lo scudetto del Cagliari realizzato sotto un lembo di pelle strappata dell’allora Capitano Daniele Dessena, la prova tangibile che ci sono ancora calciatori capaci di innamorarsi della propria squadra.
Solitamente ai nostri intervistati chiediamo cosa ha dato loro e insegnato lo sport. A te vogliamo chiederti un altro aspetto che caratterizza il nostro blog. Quanto conta la passione nel lavoro, nella vita, nelle proprie attività per riuscire al meglio?
Lo sport piace perchè è una metafora incredibile della nostra vita, non a caso la passione è la forza motrice fondamentale in ambedue i campi per le nostre ambizioni, i nostri sogni, i nostri progetti: senza quel fuoco dentro è tutto meno romantico e probabilmente tutto più difficile. In fin dei conti, come lo sport ci ha insegnato, ci sarà per tutti noi la nostra personale Madrid 2010.
Articolo a cura di Valentino Cristofalo.