sabato, 20 aprile 2024
CULTURE

Federico Roccio, il “Cacciatore di stadi”. Lo Stadio come mezzo e non come traguardo.

668 stadi in 47 paesi diversi. Cosa significa essere un groundhopper? A risponderci è il diretto interessato, Federico Roccio, autore del libro “Il Cacciatore di stadi” 

“Groundhopping è un termine inglese che significa letteralmente “passare da uno stadio all’altro”, senza seguire solamente la propria squadra del cuore ma andare a ricercare quegli usi e quei costumi diversi dai nostri”.

Fin dall’inizio della nostra chiacchierata, traspare il vero obiettivo di Federico, che ha fatto del groundhopping la sua più grande passione: usare lo stadio come luogo di conoscenza e aggregazione dove cercare di entrare in contatto con la parte più pura e viva di altri paesi.

Una passione inizialmente condivisa da pochi e schernita da molti: “Io sono tifoso del Milan. I primi stadi dove sono stato erano nelle vicinanze e riguardavano categorie minori: Alessandria, Cittadella, Padova… alcuni miei amici mi prendevano in giro. La situazione è cambiata nel 2017: avevo visitato intorno ai 150 stadi. Vengo intervistato, per la prima volta da Gianluca Di Marzio. Successivamente i creatori della “Groundhopper app” (ora Futbology app) mi hanno premiato come primatista italiano per stadi e partite viste nel mondo. All’epoca ero intorno ai 350 stadi visitati”.

Visitare lo stadio non è dunque l’obiettivo, ma il mezzo: “Inizi a fare il compleanno dell’amico a Stoccolma, l’addio al celibato a Vilnius e in un’altra occasione magari vai a Bratislava. In ogni viaggio che fai cerchi semplicemente di infilarci la partita e ad oggi ho avuto la fortuna di visitare tanti paesi”.

A questo punto la curiosità è tanta così come le domande che vorrei porre. Decido di partire dall’estremo, dal particolare, per cercare poi di comprendere la vita ordinaria di chi ha un hobby tanto peculiare.

“Qual è stata, ad oggi, la trasferta più lontana da casa?”

“In occasione del viaggio di nozze io e mia moglie siamo andati in Argentina. Nell’occasione, ho visitato lo stadio di Ushuaia per assistere ad una partita del campionato locale nello stadio più a Sud del mondo. Non ricordo sinceramente neanche i nomi delle squadre, ma una tappa così non poteva mancare. A livello turistico è una meta conosciuta, ma per ben altri motivi: la gente va lì per il panorama, per vedere e fare le foto ai pinguini o alle foche…”

Anche solo da come racconta il tutto, traspare l’amore di Federico per l’Argentina, che infatti afferma: “Posso dirti che a Buenos Aires, ma in Argentina in generale, ho trascorso le mie esperienze migliori all’interno di uno stadio. La migliore in assoluto alla Bombonera, dove ho assistito a Boca Juniors – Godoy Cruz.” Difficile non credergli. Il futbol in Argentina è un rito, quasi una religione ed ascoltando alcuni aneddoti capisci il perché: “Ho visto lo stadio dell’Independiente (il “Libertadores de America” ad Avellaneda, a pochi metri da “El Cilindro”, casa del Racing) affrontare il Gimnasia La Plata, all’epoca allenato da Maradona. Potevi essere un vecchio o un bambino: piangevano tutti”.

Sempre rimanendo in tema di nozze, ma rientrando nel “Bel Paese”, un episodio che ha reso celebre l’avventura di Federico ai più è stata la richiesta di matrimonio fatta a San Siro il 20/05/2018, giorno di Milan – Fiorentina. Un rapporto che è iniziato e continua tutt’ora tra le mura di uno stadio: “La prima partita insieme ad Eleonora è stata un Bastia – Clermont di Ligue 2 francese nel 2011, era la nostra prima volta in Corsica. Lei ha sempre appoggiato questa mia passione, anche perché lo stadio per me è semplicemente un modo per scoprire nuove cose: stai in mezzo alla gente, provi il cibo tipico… la partita quasi passa in secondo piano. Capita a volte che mi rompa le palle ed esco prima del novantesimo (ride ndr).” La prima idea per la proposta di matrimonio era stata il Parc des Princes di Parigi, la città dell’amore, poi per questioni organizzative ho optato per San Siro, casa mia, insieme a tutti i miei amici proiettato sul maxischermo. È stato veramente emozionante”.

Nell’immaginario collettivo però, lo stadio non è legato solo a giornate di festa e di sport. Lo sa bene anche il protagonista della nostra storia, costretto purtroppo ad affrontare situazioni tutt’altro che piacevoli: “Qualcosa che non va capita sempre, se devo dirti una delle mie peggiori esperienze ti dico Cipro. Era il mio stadio n°100, Apoel Nicosia – Aalborg, preliminari di Champions: non ho mai capito perché ma nonostante avessi comprato un biglietto in tribuna per me e mia moglie, gli stewart ci hanno indirizzato in mezzo alla curva dell’Apoel. Ci guardavano male anche solo per il fatto che fossimo stranieri. Quando ho chiesto ad un tifoso di farci una foto, questo di tutta risposta ha cominciato a dire “Italiani, italiani vaf******ulo”. Eleonora si è spaventata, volevamo uscire ma loro ce lo impedivano perché fuori dall’impianto c’erano altri tifosi rimasti senza biglietto.” Federico racconta che alla fine lui ed Eleonora sono riusciti a lasciare lo stadio ma solo su manifesta declinazione di responsabilità nei confronti degli addetti ai lavori dello stadio. “Siamo usciti da una porta piccolissima ed abbiamo raggiunto la macchina solo dopo due chilometri di camminata, eravamo molto spaventati.”

Altri ambienti ostili, li possiamo trovare laddove te li aspetti: paesi con tifoserie storicamente molto calde come Turchia e Serbia. “Sono stato ad Istanbul a vedere il derby Galatasaray – Fenerbahçe ed anche lì ho trovato un ambiente molto ostile, devi sempre stare allertato; così come a Belgrado dove ho assistito ad uno Stella Rossa – CSKA Mosca. Si accorgono subito che non sei del posto e ti guardano tutti male. Con l’esperienza di oggi alcune cose le avrei fatte in maniera diversa”.

Qual è stata la tua follia più grande?

“Ero vicino al traguardo dei 500 stadi, quello che mi ero prefissato per scrivere il libro. – Un traguardo che, a detta di quanto sta per raccontare Federico, attendeva spasmodicamente di raggiungere – Un martedì mattina trovo un volo andata/ritorno per Timisoara, in Romania, a 18€. Dalla Romania abbiamo affittato una macchina sono andato, per l’appunto, a Belgrado per Stella Rossa – CSKA Mosca di Europa League, anticipata al martedì per il match del giovedì del Partizan. Dormito qualche ora a Belgrado, ci siamo rimessi in moto direzione Skopje per un match della prima divisione macedone all’Arena Philip II, dove hanno disputato la Supercoppa Europea nel 2017. Calcio d’inizio alle ore 13. Finita anche quella partita, siamo subito ripartiti per Timisoara. Volevamo raggiungere Bucarest, ma per una strana coincidenza di voli ci è convenuto tornare con l’aereo a Bergamo e ripartire per la Romania piuttosto che fare il transfer in loco. L’ultima tappa, quindi, è stata la Bulgaria per Ludogorets – Milan di Europa League. Quella è stata una bella pazzia anche per me, lo ammetto”.

A qualcuno sarà sorta una domanda: ma a livello economico? La risposta è semplice e Federico la dà senza che neanche gli venga posta la domanda. “Si tratta semplicemente di sacrificare qualcosa. L’anno dei mondiali in Russia ho rinunciato alle vacanze estive, che si sono esaurite tutti in quelle due partite”.

Il vero obiettivo però, come già affermato in precedenza, è quello di conoscere quante più persone e cose possibili tramite un luogo d’incontro come lo stadio: “A Gennaio ho organizzato un incontro con diversi ragazzi che ho conosciuto, c’era chi veniva dalla Germania, chi dalla Svizzera, chi dall’Olanda… Siamo andati a Gibilterra, al Victoria Stadium, tra l’altro l’ultimo paese che ho visitato. Il calcio lì non è neanche definibile tale ma è stata semplicemente un’occasione per stare insieme e condividere la nostra più grande passione, approfittando del ponte dell’Epifania. Un’esperienza che vorrei ripetere”. Per coloro che lo stessero chiedendo, si tratta dello stadio con la pista aeroportuale sita subito dietro la porta del terreno di gioco: “Sembra assurdo, ma quella in realtà è una strada, ci passano normalmente macchine e persone, viene semplicemente chiusa temporaneamente per permettere agli aerei di atterrare”.

La nostra chiacchierata si chiude con un ultimo aneddoto: “Ero allo stadio Atatürk di Istanbul, dove il Milan ha perso la finale di Champions nel 2005. Giocava il Fatih Karagümrük, la squadra allenata oggi da Pirlo. Finito il primo tempo, assisto ad una scena che non mi sarei mai aspettato di vedere: praticamente tutti hanno cominciato ad abbandonare lo stadio per andare in una moschea lì vicina a pregare. Nel farlo, hanno accatastato tutte le scarpe all’ingresso della Moschea. Quello che mi sono chiesto, come fanno a riconoscerle dopo?”

Tutto meraviglioso ma senza dubbio a qualcuno sarà sorta una domanda: ma a livello economico? La risposta è tanto semplice quanto diretta: “Si tratta semplicemente di sacrificare qualcosa. L’anno dei mondiali in Russia ho rinunciato alle vacanze estive, che si sono esaurite tutti in quelle due partite”. Federico di mestiere fa l’idraulico ed ha affrontato le difficoltà che hanno coinvolto tutti noi negli ultimi anni: “Facevo il cuoco, ma la pandemia ha tagliato le gambe al settore della ristorazione e quindi mi sono dovuto reinventare. Ormai da più di due anni faccio l’idraulico. Sicuramente molte cose sono cambiate con l’avvento del Covid: i prezzi dei voli sono aumentati tantissimo, è difficile parlare di low cost, prima se avessi voluto vedermi con un amico avrei speso quasi meno per andare a bermi una birra a Edimburgo che a mangiare una pizza qui a Milano. Adesso devi organizzarti con largo anticipo.”

Il futuro però regala speranza e senza ombra di dubbio altri stadi da visitare: “Mercoledì prossimo (08/03 ndr) raggiungo i 669, perché vado a vedere Tottenham – Milan. Ero stato a White Hart Lane ma adesso potrò finalmente vedere la nuova casa degli Spurs. A breve termine posso dirti che il prossimo viaggio sarà poi a Barcellona per vedere Il Clasico. Obiettivo per la fine del 2023? Raggiungere i 700 stadi”.

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