giovedì, 28 marzo 2024
CULTURE

“Daniele De Rossi o dell’amore reciproco”: intervista all’autore del libro Daniele Manusia

Daniele De Rossi è il caso più unico che raro di un calciatore moderno che ha corrisposto totalmente l’amore di quei tifosi che lo hanno visto crescere. Con i suoi pregi e i suoi difetti, ma sempre legato alla sua romanità, alla città e alla sua gente. Daniele, De Rossi, DDR è stato un amico, una certezza per tutti i romanisti. E loro lo sono stati per lui, in un rapporto reciproco e fraterno.

Daniele Manusia ha raccontato la storia di “capitan Futuro” nel suo libro Daniele De Rossi o dell’amore reciproco”.

Abbiamo intervistato l’autore del libro, e del blog Ultimo Uomo, per scoprire tutti i segreti, gli aneddoti e i retroscena di un grande campione.

Partiamo da una domanda un po’ inusuale: come descriveresti Daniele De Rossi come calciatore e sportivo a qualcuno che non conosce il mondo del calcio? 

Beh difficile, perché De Rossi può essere compreso solo nel contesto di Roma e della Roma. In particolare di quegli anni. Altrimenti resta un uomo serio e schietto che è stato un ragazzo vulcanico e passionale, sempre pronto a mettersi in prima linea nei momenti difficili.

Come nasce questo libro e perchè hai scelto di raccontare il “tuo” Daniele De Rossi?

Ho iniziato a scrivere quando De Rossi è volato a Buenos Aires, perché per me è stato più importante di Totti (a livello personale) e volevo dedicargli un pezzo, che poi è diventato una parte del libro… Nasce per affetto, quindi, e riconoscenza nei confronti di qualcuno che per venti anni aveva rappresentato al meglio una serie di valori che condivido, tra cui il romanismo ma non solo.

Mondiale 2006, dalla gomitata contro gli States sino al rigore segnato nella finale di Berlino. Utilizzandola come metafora, può questa traiettoria azzurra rappresentare parte di ciò che è stato De Rossi nella parte iniziale della carriera? Nel bene e nel male, un ragazzo istintivo che ha sofferto e poi conquistato con coraggio ed attributi ciò che si meritava sul campo? 

Quel momento è stato un po’ un’illusione. Sembrava che De Rossi fosse destinato a ben più numerose vittorie e invece abbiamo finito per ricordarlo come il primo di altri momenti in cui “gli si è chiusa la vena”.

Sarebbe stato bello se per ogni gesto discutibile (che poi per me la gomitata è involontaria) avesse poi avuto a disposizione un rigore per vincere qualcosa. Al tempo stesso ci ricordiamo di quel rigore come rappresentativo della forza del suo carattere, perché immaginiamo quanto deve essere stato difficile rientrare proprio in quella partita e prendersi una responsabilità del genere.

Personalmente non ho problemi ad ammettere che De Rossi si è lasciato spesso andare, che il contatto fisico e la competizione a volte sono scaduti nella violenza, ma va detto che ha anche ampiamente compensato riempiendo il calcio di valori autentici e offrendo un esempio di lealtà, sincerità e pulizia d’animo che pochi altri (magari più furbi e attenti a non sbagliare) hanno saputo dare.

Spesso a Roma si fanno paragoni, costantemente diremmo. Tanti anni si è parlato di Totti e De Rossi e di capitan futuro. Premettendo che parliamo di due campioni straordinari e simboli unici di Roma, escludendo la questione prettamente tecnica, c’è secondo te, qualcosa che De Rossi ha in più di Totti in termini di personalità, dialettica, modi di fare od essere?

L’ho detto, per me De Rossi è stato più importante. Per tutto quello che era intorno al campo, ma anche per il tipo di giocatore che è stato, che al di là di un talento comunque speciale (certo se confrontato a quello di Totti diventa più normale ma non va minimizzato) ci ha sempre messo moltissimo altro, lavorando duramente e spendendo sempre tutto quello che aveva per la sua squadra.

E poi a mio avviso è più carismatico, c’è qualcosa di più profondo in lui. Chiaro, anche Totti dal punto di vista della personalità era un mostro, ma forse i rapporti di forza su quel piano erano ribaltati.

C’è un passaggio del libro al quale sei particolarmente legato? 

Il gol segnato a Manchester nella serata del 7-1. Per quello che ha rappresentato e per lo sforzo che mi è costato scriverlo rivivendo quel momento.

Guardiamo gli sportivi come esempi, cerchiamo sempre di guardare l’aspetto positivo e costruttivo di ogni atleta di cui parliamo. Consideriamo il calcio e lo sport metafora della vita. Quale può essere quindi l’eredità che il De Rossi calciatore ha lasciato a tutti noi?

Anzitutto quella di un calciatore che si è sempre comportato seguendo la propria passione, non scemo ma neanche un cinico calcolatore.

Un giocatore che aveva ben presente quanto per essere felici sia importante anche tutto quello che circonda il campo, un calciatore intelligente, che è cresciuto mentre lo guardavamo, si è evoluto restando se stesso, senza mai perdere il contatto con la sua gente, anche quando lo criticava o insultava. In fin dei conti per me è stato un esempio di solidità e sicurezza che ammiro anche adesso che allena.

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