sabato, 20 aprile 2024
INTERVIEW

Esclusiva Dieci.10 – Michele De Angelis intervista Ruben Sosa

Un’intervista esclusiva di Dieci.10. Dal Danubio al Racing Club Montevideo passando per Lazio, Inter e Borussia Dortmund.

Quando e come hai iniziato a giocare a calcio?

Ho iniziato a giocare a calcio all’età di 5 anni, nel Potencia FC, una Società vicinissimo alla Stadio del Danubio, dove poi ho cominciato da professionista. Da noi in Uruguay è molto semplice, se nasce una bambina gli danno una barbie, se nasce un maschietto gli regalano un pallone. Inizi a camminare, a muovere i primi passi sempre con un pallone. Così è nato tutto!

La più grande gioia da calciatore?

Ho avuto la fortuna di vincere tanto e con diverse squadre: Danubio, Real Zaragozza, Borussia Dortmund, Inter e Nacional, ma quello che provi vincendo con la Nazionale è tutta un’altra cosa. Soprattutto per noi, l’Uruguay è una nazione di 3 milioni e mezzo di abitanti e trionfare contro potenze come il Brasile o l’Argentina ti dà un gusto particolare. Ogni vittoria è bella, ma le due vittorie in Coppa America con la camiseta della nazionale hanno davvero un gusto diverso.

La delusione più grande?

Non posso parlare di delusione vera e propria, perché comunque anche quella è stata un’esperienza unica. Italia 90 è stato il mio unico mondiale, potevo fare meglio, volevo dare tanto alla mia nazionale e mettermi in mostra, visto che giocavo in quel periodo in Italia. Ci aspettavamo tutti di più, quindi se proprio devo indicarti un momento specifico credo che in carriera il mondiale italiano sia quello dove potevo e potevamo fare sicuramente meglio.

C’è qualcuno in particolare che ha creduto in te?

Potrei farti due o tre nomi di allenatori, ma su tutti, credo che Sergio Markarián sia la persona alla quale devo di più nel mondo del calcio. Mi fece esordire in Uruguay nella massima serie a 15 anni, credette da subito in me, sostenendomi e lanciandomi nella mischia nonostante la giovanissima età. Gli devo molto, lo considero un papà per me.

Chi era il tuo mito da bambino?

Io sono sempre stato tifoso del Nacional sin da bambino, andavo allo Stadio sempre a vedere le partite. Se parliamo di idoli calcistici ti faccio due nomi, due bomber veri che in Uruguay hanno segnato valanghe di gol: Fernando Morena del Peñarol e Waldemar Victorino del Nacional. Volevo essere come loro, guardavo i movimenti, le azioni ed ogni dettaglio. Sognavo di essere come loro.

Il giocatore più forte con cui hai giocato?

Ho avuto la fortuna di giocare insieme a tanti campioni. Se devo citarne uno credo che con Karl Heinze Riedle abbiamo formano una coppia vincente nella Lazio e nel Borussia Dortmund. Lui fisicamente impressionante, io rapido ci completavamo alla grande.

Il più pazzo con cui hai giocato?

In realtà ero un pazzo anche io. In particolare abbiamo ancora un’amicizia ed un legame molto forte con Nicolino Berti, Walter Zenga e Riccardo Ferri. Abbiamo stretto davvero una bellissima amicizia anche perché eravamo un po’ pazzi, con caratteri forti. Ancora oggi, quando ci vediamo, sembra che il tempo non sia mai passato.

La partita che vorresti rigiocare?

Sicuramente un derby contro il Milan che pareggiamo all’ultimo minuto a causa di un gol di Gullit. Forse quello è stato davvero un grande rimpianto, se avessimo vinto magari saremmo rientrati nella corsa scudetto vinto poi proprio dal Milan.

Cosa significa giocare un derby?

Sai non sono mai stato uno di quei giocatori che va in un club e dopo un anno sparisce. Ho sempre sentito la maglia, il peso e la responsabilità. Ho giocato in Società importanti, con un pubblico caloroso e ho sempre sentito il derby come fosse mio. Credo che i derby siano sempre partite speciali, uniche, le giochi con un atteggiamento diverso soprattutto per i tifosi, per non deluderli. Io mi caricavo entrando in campo prima, ascoltando il mio coro, guardando la gente e la passione dei tifosi. Davvero emozioni straordinarie!

Lo Stadio più caldo in cui hai giocato?

Te ne cito tre in particolare. Sicuramente San Siro è qualcosa di unico, un’atmosfera speciale. Dortmund è uno stadio pazzesco, i tifosi sono appassionati e sostengono la squadra costantemente. E per chiudere, lo Stadio Flaminio. Piccolo, con i tifosi attaccati e vicini al campo di gioco. Ricordo ancora l’esplosioni, le esultanze ai gol, qualcosa che mette i brividi.

a cura di Michele De Angelis per dieci.10

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