venerdì, 29 marzo 2024
INTERVIEW

Tommaso Rotolo: il dietro le quinte del grande calcio di Serie A

Quanti di noi sono appassionati di calcio e non aspettano che il fine settimana per gustarsi una bella partita di calcio in TV? Dietro ad un evento sportivo così importante c’è una grande macchina organizzativa che riprende ogni angolazione, ogni movenza dei protagonisti in campo, ogni momento clou del match e le emozioni degli spalti. Dietro a tutto questo c’è TOMMASO ROTOLO. 

Prima come tecnico specializzato in montaggi sportivi e soprattutto nei replay live (dicesi tecnico RVM), poi da 4 anni un contratto in esclusiva per la Serie A di calcio con la Lega Professionisti Serie A, come regista. Passando per grandi eventi sportivi come la Coppa del Mondo di Sci Alpino a Lake Louise, in Canada, il campionato mondiale di Superbike nel 2013 in Russia, la Finale di Copa del Rey tra Siviglia e Barcellona al Vicente Calderón di Madrid nel 2016, l’ultima partita di Francesco Totti il 28 maggio 2018 fino a tantissime tra le partite più importanti del campionato italiano di Serie A.

Riunione prima della finale di Supercoppa di Spagna al Camp Nou di Barcellona

Il Supporter entra direttamente in regia e intervista per voi Tommaso.

Partiamo da una domanda generale: illustraci in cosa consiste il tuo lavoro e di cosa ti occupi?

Sono un libero professionista e come tale ho fatto e faccio tutt’ora tante cose che girano intorno alla produzione video. Principalmente, per quasi 10 anni, sono stato un tecnico specializzato in montaggi sportivi e soprattutto nei replay live (tecnico RVM): quando in tv durante una partita di calcio, ma in tutto lo sport in generale, vedete immagini rallentate, bhe in quel momento c’è una persona che la sta realizzando live, in tempo reale; un professionista specializzato che sceglie l’angolazione, la durata e la velocità del replay, tutto in presa diretta, su dei criteri dati dal linguaggio televisivo e dalle linee editoriali del prodotto, e su indicazione del regista e dell’assistente alla regia.

Un lavoro di precisione ed accuratezza che mi ha permesso di crescere nel settore. Da 4 anni ho un contratto in esclusiva per la Serie A di calcio con la Lega Professionisti Serie A, come regista. Siamo un team di 20 persone, tra registi ed assistenti, coordinati dal responsabile editoriale per la Lega Calcio, Popi Bonnici , che ha creduto in me nonostante fossi ritenuto “giovane” per questo ruolo. Ora dirigo tutta la troupe che sta dietro la realizzazione televisiva di una partita di calcio e , credetemi, sono tanti professionisti che ogni domenica (ormai quasi ogni giorno!) fanno con passione il proprio lavoro, cercando di riportare al meglio al pubblico a casa le emozioni che questo sport regala: operatori di ripresa , tecnici replay, controlli camere, fonici, assistente alla regia e mixer video che sono i miei secondi occhi e le mie seconde braccia; troupe che varia tra le 30 e le 80 persone, in base all’evento. Partendo dal posizionamento in campo delle telecamere e dei microfoni, passando per l’assegnazione delle camere su cui devono operare i tecnici dei replay, si arriva a raccontare i 90 minuti in cabina di regia , cercando di farsi trasportare dall’evento ma mai farsi sovrastare; è una linea sottile, come quando guidi una bella macchina o una bella moto: bisogna dominare l’evento cercando di dare il tuo meglio nel raccontarlo, cercando di metterci del tuo, ma sempre restando consapevole che il primo protagonista è sempre il gioco del calcio.

Tommaso con la sua squadra lavorativa

Dove e quando nasce la tua passione per la regia?

La mia passione nasce a casa: mia mamma e mio papà facevano teatro, poi mio papà è diventato un regista televisivo, mia sorella maggiore si è laureata in Storia del teatro e del cinema. Insomma, sin da bambino sono stato sommerso da VHS e spesso andavamo al cinema. Cosi è nata la mia passione nello scoprire cosa ci fosse “dietro” lo schermo. Poi onestamente i miei studi mi stavano portando ad altro: mentre ero all’università, studiavo lingue, mi è capitata l’occasione di fare un corso di montaggio e, appunto, replay, presso una società romana di produzione televisiva e da li ho iniziato a lavorare nel settore come tecnico, facendo molta gavetta. Contemporaneamente ho aiutato a fondare a Monterotondo un’associazione culturale , Calde Correnti Chimiche, con cui abbiamo iniziato a fare video musicali e cortometraggi e da li ho capito che la mia strada era questa.

Quale la parte più difficile del tuo lavoro e quella più entusiasmante?

Inizialmente la parte più difficile era contenere l’adrenalina e l’emozione, canalizzarla al meglio verso il “prodotto”. Ora che ho preso un po’ di esperienza ci riesco abbastanza bene e le difficoltà sono date da problemi da risolvere, sia tecnici che in alcuni casi di rapporto con persone della produzione: possono succedere degli imprevisti che creano “panico” e quindi il buon lavoro del regista sta nel trovare le soluzioni in brevissimo tempo e ristabilire la calma. In qualche modo le emozioni positive o negative che ci sono in cabina di regia si riflettono sul prodotto e quindi su chi sta a casa, quindi bisogna essere bravi a mantenere sempre alta la tensione, l’attenzione e la passione nella realizzazione del proprio lavoro. La cosa più entusiasmante è quello che prima era la parte più difficile: 90 minuti di pura adrenalina, sapendo che stai raccontando per tante persone lo sport più bello del mondo, questo per me è entusiasmante.

Sport e lavoro, per te un legame unico. Se dovessi raccontarci le esperienze più importanti ed emozionanti del tuo lavoro, quali indicheresti?

Ho avuto la fortuna di lavorare per tanti eventi in giro per il mondo, soprattutto sportivi, vivendo ogni volta delle esperienze uniche e coinvolgenti. Ricordo per esempio la tappa della Coppa del Mondo di Sci Alpino a Lake Louise, in Canada, dove per le prima, ed unica, volta ho visto il termometro toccare i -40! Lo sci mi ha permesso di vedere incredibili scenari delle montagne più belle del mondo, un lavoro molto particolare soprattutto quando ci sono condizioni avverse come neve e vento. Altro episodio che mi ha emozionato, in negativo purtroppo, è quando lavoravo per il campionato mondiale di Superbike: era nel 2013 in Russia e durante la categoria Supersport, sotto il diluvio, c’è stato l’incidente mortale del giovane pilota italiano Antonelli: io facevo i replay quindi ho visto delle immagini che poi, giustamente, il regista ha deciso di non mandare in onda poiché cruente. In quel momento in regia si è capito subito che eravamo di fronte ad una tragedia e li ti trovi a mediare tra lo strazio del momento e il dovere del racconto. Da quell’esperienza ho imparato molto, sul valore da dare al lavoro rispetto a quello della vita in generale.

Le due esperienze che però porto più nel cuore sono legate alla regia del calcio : la prima è stata la possibilità di raccontare nel 2016 la Finale di Copa del Rey tra Siviglia e Barcellona al Vicente Calderón di Madrid. Ventisette telecamere in un tempio del calcio che da li a poco avrebbe chiuso per sempre, la regia host per l’evento con colleghi inglesi e spagnoli, una bella soddisfazione a soli 31 anni. L’altro momento che porterò sempre con me è stato il poter raccontare l’ultima partita di Francesco Totti, il 28 maggio 2018: non ci sono parole per descrivere quel momento.  Io sono cresciuto professionalmente nel calcio a Roma e prima ancora questa squadra è stata da sempre la mia passione sportiva più grande. Ringrazio Bonnici che mi ha dato questa possibilità, conoscendo benissimo la mia passione “da tifoso” , che deve essere celata mentre lavoro perché il mio ruolo impone imparzialità sempre. Ho avuto l’onore di raccontare l’entrata in campo per l’ultima volta in carriera del Capitano e i suoi ultimi minuti con la maglia della Roma, dopodiché al fischio finale ho lasciato la regia a Angelo Carosi, regista con cui a Roma sono cresciuto professionalmente, che ha curato l’evento successivo al match, e io sono andato a piangere sugli spalti insieme alle altre 80mila persone presenti.

Tommaso rotolo nel suo mondo

Hai la fortuna di girare l’Italia e il mondo. Quali a livello sportivo gli impianti che più ti hanno impressionato ed emozionato?

Mi piacciono molto i circuiti, ne ho girati molti, sono anche quelli degli specchi di una passione “irrazionale” come quella per i motori. Silverstone secondo me è il tempio dei motori, un circuito difficile e spesso complicato dal punto di vista meteoreologico, ma affascinante nella sua grandezza e per la sua storia. Per quanto riguarda lo sci alpino Cortina a mio avviso è uno degli impianti più belli d’Europa se non del Mondo, e anche dal punto di vista di prodotto televisivo è unico: lo scenario delle Dolomiti è qualcosa di sensazionale e la pista è veloce, articolata e sempre ricca di pubblico. Ora ospiterà i Mondiali del 2021, se lo merita.

Per il calcio ho avuto la possibilità di dirigere la finale di Supercoppa di Spagna al Camp Nou di Barcellona. Che dire, non serve quasi aggiungere altro. Già dall’esterno senti tutta la potenza di una società storica. Amo entrare negli stadi completamente vuoti , se riesco anche il giorno precedente al match, e li ho avuto veramente i brividi. Poi vederlo riempire è stato ancora più entusiasmante. Barcellona è “Mas Que un Club” e anche lo stadio rispecchia questo credo.

In Italia l’Allianz Stadium, lo stadio della Juve, è veramente ben fatto, hanno eseguito un grande lavoro di crescita societaria e questo si rispecchia anche sull’impianto sportivo che è innovativo sia per il pubblico presente sia per il racconto televisivo: luci perfette, posizioni camere ad hoc, pubblico vicino al rettangolo di gioco, panchine elevate: hanno preso spunto dall’Inghilterra , che a mio avviso detiene gli stadi più belli, e l’hanno ben riportato nel nostro campionato.

Hai una squadra del cuore? E quali sport segui in particolare?

Come già detto per la mia professione devo mantenere un’imparzialità costante, devo sempre bilanciare il racconto tra chi è più forte e chi è più debole, tra chi vince e tra chi perde, tra chi esulta e chi si dispera. Ma quando sono a casa sul divano si, tifo Roma. E fortunatamente a Roma Barcellona ero a casa! Sono abbastanza un “mangiatore” di sport in tv, mi piace vedere un po’ di tutto, soprattutto i grandi eventi come Olimpiadi, Formula 1, Mondiali dei vari sport. Ho giocato per tanti anni a basket, anche se dall’altezza non si direbbe, e mi piace molto vedere l’NBA, che è un vero e proprio show. Non mi perdo mai il Super Bowl e ultimamente ho scoperto le freccette, che dal punto di vista della regia televisiva sono impressionanti per la velocità costante di esecuzione in live e ti dirò sono anche uno sport divertente!

Tommaso Rotolo in compagnia di andrea Pirlo e Francesca Michelin per il Tour della Coppa Italia

Concludiamo con una domanda da appassionato, indicaci tre tuoi idoli sportivi e motivaci la scelta.

Francesco Totti e in parte vi ho già spiegato il perché: oltre all’essere una bandiera è stato un genio dal punto di vista calcistico al pari di Roberto Baggio e Messi, i numeri 10.

Ho amato Michael Jordan e i suoi Chicago Bulls: è stato il mio idolo d’infanzia, era anche lui un genio del suo sport , per me è stato lui “il basketball” insieme a Magic Johnson. Avevo 6 anni quando fecero le finali della Conference, ma ho un chiaro ricordo anche perché avevo un mio grande amico e compagno di squadra di basket che tifava Lakers e ci prendevamo sempre! Ho anche riguardato quelle partite. Ho pianto quando ha lasciato e sono stato entusiasta quando è ritornato.

L’ultimo… in realtà sono due! Ho sempre amato la velocità in tutte le sue forma, e l’esplosività nei 100 metri piani è secondo me l’esempio perfetto di come l’uomo tenda sempre a superare i propri limiti. Sono cresciuto in infanzia con il mito di Carl Lewis, anche se ero molto piccolo ricordo qualche flash di mio nonno che guardava in tv questo atleta nero “figlio del vento”, ed ho amato questa disciplina grazie a Usain Bolt: ero a Berlino nel 2009 quando per poco non ruppe il muro del suono.

 

Articolo a cura di Valentino Cristofalo

 

 

 

 

 

 

 

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